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COMINCIARE DA UN SOGNO

Una notte di molti anni fa feci un sogno molto particolare, che segnò una svolta nella mia vita. Sognai di essere su un’alta collina e di vedere in lontananza la città dove vivo attualmente, con i suoi tre campanili, come distesa in una valle, Sapevo di doverla raggiungere a piedi e mi mettevo in cammino

Attraversavo alcuni borghi medievali e, percorrendo una strada scoscesa, scendevo verso la città.

Ad un tratto, volgendo lo sguardo a sinistra, vedevo un immenso canyon con due alte pareti di roccia bianca. Al centro, una faglia di roccia, anch’essa bianca, divisa in due da una scissura.


Su questa faglia, decine e decine di lupi accoccolati o seduti, mansueti. Provavo un po’ di paura, ma mi avvicinavo, e due piccoli lupi, uno grigio e uno nero, mi venivano incontro. Li guardavo in parte affascinata e in parte un poco impaurita, ma senza fuggire o allontanarmi.

Allora una figura femminile della quale non vedevo il viso, ma di cui percepivo tutta la saggezza e l’autorevolezza, mi diceva “Vieni, voglio farti conoscere il più grande di tutti”. Lei mi portava un enorme lupo bianco, grande quanto un orso, che si stendeva ai miei piedi. 


Io senza paura lo accarezzavo, affondando le mani nel suo pelo candido, mentre lui docile dischiudeva i suoi occhi azzurri.

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Una volta sveglia, provai un senso di beatitudine e fiducia in me e nel mondo. Il sogno mi aveva dato un messaggio importante.

 

Il luogo da raggiungere era la mia città, i campanili, che iniziavo a intravedere dall'alto, simbolo di spiritualità.

Il percorso in discesa indicava il mio stesso viaggio interno verso una maggiore profondità, passando da borghi medievali che mi ricordavano la Toscana, ovvero la mia vecchia vita, le mie dimensioni ormai antiche, da lasciare alle spalle.

Guardavo a sinistra, la mia parte femminile. Il canyon di roccia bianca diviso in due rappresentava gli emisferi del cervello, e sulla faglia (il corpo calloso che collega i due emisferi, integrando cervello femminile e maschile) tanti lupi mansueti, la mia istintività in una condizione di calma e tranquillità.

E poi l’Anima, rappresentata dalla misteriosa ma potente figura femminile della quale non percepivo i tratti, che metteva ai miei piedi l’enorme lupo bianco, il mio Sé superiore, perché io potessi accarezzarlo. Cosa potevo chiedere di più?


Subito dopo questo sogno, iniziai a visualizzare il centro che poi ho fondato. Vedevo i colori, sentivo gli odori, immaginavo i volti delle persone che lo popolavano. Volevo un luogo che non fosse un semplice studio di psicologia, ma un posto dove le persone potessero incontrarsi e darsi qualcosa, crescere, sviluppare le loro potenzialità, piangere e ridere. Un posto dove si potesse parlare e agire, dove si potesse rendere concreta l’idea che siamo mente, corpo, emozioni, anima.

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Così è nato Psicoluoghi. Per gli antichi greci la psyché (ψυχή) era l'anima ed il "respiro vitale", logos il racconto, il discorso.

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Psicoluoghi dunque come racconto sull’Anima, come luogo di crescita e consapevolezza.

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