"La mimica del volto e del corpo è la prima forma di comunicazione tra madre e figlio. La mimica rende più vive le nostre parole e conferisce loro più forza. Essa, più delle parole, che possono essere falsate, rivela i pensieri e le intenzioni altrui. La libera espressione di un’emozione per mezzo di segni esteriori, la rende più intensa. D’altro canto, la repressione di ogni segno esteriore, nella misura in cui è possibile, sfuma le nostre emozioni. Chi si abbandona a gesti violenti accresce la sua rabbia; chi non controlla i segni della paura, prova ancora più paura; e chi non ha reazioni quando è sopraffatto dal dolore, perde la migliore occasione per recuperare l’equilibrio della mente” (Charles Darwin ‘L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali" 1872)
Reich per primo sottolineò l’importanza di coinvolgere il corpo e le funzioni somatiche nella procedura analitica, in particolar modo il rapporto tra respirazione e controllo emozionale. Lowen ci parla di armatura caratteriale, precisando che tale armatura ha lo scopo iniziale di proteggere il soggetto da traumi e situazioni psico-affettive problematiche ma, se tale armatura resiste anche dopo che sia venuta meno la sua ragione d’essere, ecco che la carica energetica, la vitalità, la disponibilità affettiva e, in una parola, l’autenticità dell’individuo ne resterà, più o meno pesantemente, penalizzata.
Due funzioni dominano la vita vegetativa dell’organismo: l’espansione e la contrazione, questo processo fisiologico è collegato all’attività dei sistemi nervosi simpatico e parasimpatico. A livello psichico l’espansione è vissuta come piacere e la contrazione come dispiacere. C’è dunque una correlazione tra sensazione psichica e movimento dell’energia: piacere e dispiacere altro non sono che correnti energetiche sia biologiche che psichiche.
Il prezioso dizionario di metamedicina della Reinville e gli studi sulle 5 Leggi Biologiche ci mostrano persino l’inequivocabile correlazione tra malattia e situazione emotiva irrisolta. In bioenergetica qualunque trauma produce una commisurata carica energetica a carico dell’organo correlato; la stessa carica energetica, liberata, avvia il processo di guarigione, ragion per cui si rende talvolta necessario l’intervento psicologico al fine di individuare il trauma originario.
Tuttavia, sempre secondo la bioenergetica e secondo gli studi di personaggi illustri come Reich e Lowen, sarebbe forse il caso di chiedersi quanto possa essere utile cercare di sanare una qualunque condizione patologica tenendo il paziente disteso sul lettino dell’analista o comodamente seduto in poltrona, la passività fisica prodotta dalla posizione seduta non può che essere di ostacolo. L’emozione è movimento, è agitazione, è fermento; anche in condizioni di assoluta immobilità fisica, l’emozione produrrà una stretta al cuore, o allo stomaco, un movimento viscerale, una contrazione dei muscoli del volto, persino la paralisi ci dà la misura di quanto l’emozione si riverberi nel corpo.
Psicologia e biologia si incontrano dunque nello studio del carattere, questo è l’espressione unitaria dell’individuo sia nel campo psichico che in quello somatico. Così come nel nostro DNA è raccolta tutta l’eredità genetica familiare e dell’intera specie, allo stesso modo nel nostro corpo è impressa la storia della nostra vita, dalla nascita ad oggi: nelle rigidità, nei crampi, nelle debolezze e nei dolori dei muscoli della schiena, del collo, delle gambe, delle braccia, del diaframma, del cuore, del volto e persino del sesso, si rivela la nostra personalità.
Il metodo scientifico tradizionale ha portato a una frammentazione sempre più capillare del corpo e delle sue funzioni; Lowen (e prima ancora Reich) ha gettato un ponte tra esperienza psico-emozionale e risposta corporea, poiché esiste una identità funzionale fra il carattere di un individuo e la sua armatura muscolare.
Soffermiamoci per un momento a evocare in noi l’emozione della paura. La paura è una delle emozioni più importanti delle sette principali (insieme a rabbia, tristezza, gioia, sorpresa, disgusto, disprezzo) perché è quella che ci condiziona maggiormente. Qual è l’atteggiamento che il corpo assume in condizioni di paura? Le spalle si incurvano, la testa si incassa per proteggere la parte anteriore del corpo che è la più vulnerabile. A tutti noi è successo di osservare persone con questa postura o altre similari, e ciascuno di noi, osservando, ha registrato più o meno consapevolmente delle impressioni su quella persona, tanto da provare ‘istintivamente’ attrazione o fastidio, simpatia o repulsione per il soggetto. Ognuno di noi, costantemente, è in condizione di risonanza col mondo esterno, ed entriamo in relazione con gli altri prima di tutto col corpo, se è vero che solo il 7% della comunicazione è affidata alla parola, il 38% alla voce e ben il 55% al corpo. È opportuno quindi soffermarci a riflettere su queste percentuali. La teoria di Lowen e della sua bioenergetica è che non sia possibile curare, ovvero risolvere, o meglio ancora trasformare un conflitto psicologico senza intervenire anche su quella armatura muscolare che il soggetto ha strutturato per difendersi da situazioni traumatiche, poiché è nel corpo e solo nel corpo che si manifesta la nostra energia vitale.
A questo punto vorrei fare una breve digressione parlando dei 7 strati dell’aura. Donna Eden nel suo libro “Medicina energetica” spiega come ogni malattia, anche la più banale, attacchi prima gli strati più esterni, più alti della nostra aura, per scendere poi negli strati sottostanti fino a raggiungere il corpo fisico; questo processo di ‘discesa’ dai corpi più sottili a quelli più densi può durare addirittura anni prima che si manifesti organicamente. Cos’è che fa ‘ammalare’ la nostra aura? Di sicuro non sono i virus o i batteri; sono le emozioni. Le emozioni, a loro volta, come ho già detto, si riverberano nel corpo attraverso la struttura muscolare. Dunque un approccio olistico non dovrebbe ignorare quella che è la materia prima della sua indagine e il fine ultimo di qualunque terapia: l’integrità e sanità del corpo, della mente e dello spirito.
Se è vero che la medicina tradizionale ci ha portato sempre più a delegare la cura del nostro corpo a medici e specialisti vari, è vero anche che resiste in ciascuno di noi la convinzione o, comunque la tendenza, ad affidare la nostra guarigione ad un ‘terapeuta’ della salute, naturopati compresi. Ci si aspetta, dunque, di guarire con i fiori di Bach, la riflessologia plantare, i numerosi rimedi della floriterapia. Ultimamente la ricerca scientifica, collegando le scoperte della fisica quantistica alla MTC, si sta dirigendo verso l’applicazione di minuscole placche cui viene data un’informazione vibrazionale capace di interagire con le frequenze disturbate di un organismo in modo da riequilibrarlo. Non discuto dell’efficacia di questa nuova metodologia di cura, non avendola provata. Trovo però che, ancora una volta, cerchiamo soluzioni pratiche e veloci mentre invece forse il corpo, per guarire, ci chiede tempi, ascolto, contatto, movimento, riconoscimento, accoglimento e, infine, trasformazione.
Orazio Costa, grande regista e insegnante teatrale ha scritto: “Se sapete che il vostro strumento siete voi stessi, conoscete anzitutto il vostro strumento, consapevoli che è lo stesso strumento che danza, che canta, che inventa parole e crea sentimenti. Ma curatelo come l’atleta, come l’acrobata, come il cantante; assistetelo con tutta la vostra anima, nutritelo di cibo parcamente, ma senza misura corroboratelo di forza, di agilità, di rapidità, di canto, di danza, di poesia, di poesia e di poesia. Diverrete poesia aitante, metamorfosi perenne dell’io inesauribile, soffio di forme, determinati e imponderabili, di tutto investiti, capaci di assumere e di dimettere passioni, violenze, affezioni,restandone arricchiti e purificati... tesi alla rivelazione di ciò che l’uomo è: angelo della parola, acrobata dello spirito, danzatore della psiche, messaggero di Dio e nunzio a se stesso e all’universo d'un se stesso migliore”.